Ricevo e divulgo con convinta adesione il comunicato stampa del 26 ottobre della Rete Sostenibilità e Salute «sulla
radiazione di medici per reati di opinione» (qui il testo online, qui il pdf). Con questo appello, i professionisti e le associazioni che aderiscono
alla Rete prendono posizione sul processo di radiazione in corso a carico di alcuni medici che avrebbero
espresso una propria opinione non allineata con la volontà politica di promuovere la diffusione di
determinati trattamenti sanitari.
È bene ricordare che si tratta di un modo di operare che non ha precedenti, neanche negli anni più
bui della dittatura e della guerra. Neanche, come ricordano gli estensori del documento, «in casi puniti
dalla giustizia penale con sentenze di ergastolo (!) o per reati di corruzione e concussione». Un modo di
operare, quello di negare ai sanitari il diritto alla loro professione per il fatto di averne onorato i
requisiti di «libertà e indipendenza» sanciti dal Codice di condotta (art.
4), tanto più assurdo e pericoloso nel periodo che stiamo
oggi attraversando. Mentre scrivo, il Paese e gran parte del mondo sono infatti soggetti a provvedimenti
politici di impatto inaudito sulla qualità della vita
sociale a causa di una dichiarata emergenza di tipo sanitario. Mai come ora il diritto dei medici di operare
- leggo nel Codice - «senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura»
rappresenta un patrimonio inestimabile per orientarsi nella cacofonia delle informazioni, interpretazioni e
misure spesso incomprensibili e contraddittorie, quando non proprio insensate. Attaccare in questo momento
l'autonomia del personale sanitario per mera indisciplina ideologica produrrebbe l'effetto di lasciare il
campo libero alla narrazione, ai rimedi e alle conseguenze dettati dal solo interesse politico e
industriale. Nel colpire la pluralità del dibattito scientifico si colpirebbe la possibilità di sviluppare
il benessere, le conoscenze e le coscienze dei cittadini. Si colpirebbe al cuore lo sviluppo sociale.
Chi mi segue sa che ho fatto mia questa denuncia da anni, fin dai primi provvedimenti emanati dagli Ordini
provinciali contro i medici oggi sotto processo. Nel libro Immunità di legge,
scritto nel 2018 con Pier Paolo Dal Monte, commentavo a proposito di quei fatti:
Si inaugurava così una staffetta circolare tra il Ministero della Salute – che obbliga i pazienti – e gli ordini – che obbligano i medici – dove il primo giustificava i suoi atti adducendo l’approvazione unanime de «i medici», mentre i secondi avveravano quella giustificazione mettendo a tacere i dissenzienti con la minaccia di gravi provvedimenti disciplinari. L’effetto desiderato partoriva così la sua causa: il legislatore vantava la certificazione di una comunità scientifica nominalmente libera e autorevole, ma nei fatti autorizzata... a non produrre altro che quella certificazione.
E ancora:
Non è logicamente possibile raccomandare ai cittadini di rimettersi alla valutazione del personale curante in quanto consapevole, esperto, istruito ecc... e al tempo stesso impedire a quest’ultimo di formulare liberamente quella valutazione. Subordinando i medici a una direttiva di merito, li si comprime sullo stesso piano dei loro pazienti. E poiché entrambi debbono solo attenersi al verdetto di un’autorità superiore, mancano i presupposti gerarchici dell’affidamento.
Anche se [il medico] interpellato aderisse convintamente a ciò che gli è stato imposto, come può il paziente sapere se si tratta di un’adesione in scienza e coscienza o non piuttosto di una risposta dettata dal timore delle sanzioni? Che chi ripete ciò che deve ripetere ci crede davvero, è in buona fede? Non può, sicché non si può fidare.
Già nel sottotitolo del libro suggerivamo il rischio, allora in nuce e oggi realtà, che la pretesa di governare adducendo le «certezze» della scienza avrebbe reclamato il sacrificio degli scienziati, il loro asservimento ai messaggi politici che ambiscono a farsi certezze e perciò la perdita della loro autonomia e della loro credibilità. In un articolo successivo applicavo questa riflessione a un discusso «patto per la scienza» e richiamavo una profezia di Aldous Huxley sul ruolo della ricerca scientifica nei regimi totalitari. Nel frattempo, gli indizi della crescente sfiducia dei cittadini in una sanità incoraggiata o costretta a dire soltanto «la cosa giusta», diventavano prove inconfutabili, come lo sono ad esempio i numeri sull'aumento della diffidenza nella pratica vaccinale dopo l'introduzione dei nuovi obblighi, che commentavo in questo articolo.
Tra i tanti e importanti contributi scientifici e civili della Rete Sostenibilità e Salute, quest'ultimo appello merita un'attenzione speciale perché non si indirizza a un tema specifico, ma riguarda il metodo sotteso alla possibilità stessa di fare scienza e medicina. Se il metodo oggi denunciato dovesse confermarsi e diventare norma, non ci resterà che rassegnarci a una sanità trasformata nel suo contrario, in una «caccia alle streghe» da cui nessuno, medico o paziente che sia, potrà dirsi al sicuro.
Comunicato stampa del 26 ottobre 2020
La posizione della Rete Sostenibilità e Salute sulla radiazione di medici per reati di opinione
In questi giorni alcuni medici sono in attesa del verdetto della CCEPS, Commissione Centrale
Esercenti Professioni Sanitarie, di conferma o rigetto della loro radiazione pronunciata in seguito
all’espressione di opinioni critiche sull’obbligo vaccinale e le modalità di somministrazione dei
vaccini.
Secondo l’articolo 41 del D.P.R. 221/1950 la radiazione è pronunciata contro l’iscritto
che con la sua condotta abbia compromesso gravemente la sua reputazione e la dignità della classe
sanitaria. L’articolo 42 correla la radiazione obbligatoriamente solo a condotte aventi rilevanza penale o
assimilabili, secondo il canone di proporzionalità tra fatto e sanzione. Essendo i fatti addebitati privi
di rilevanza penale, sotto il profilo oggettivo, perché privi di offensività, non risultando che tali
sanitari abbiano causato danni personali alla salute degli assistiti, applicare tale sanzione nei loro
confronti non appare coerente con i principi di proporzionalità e di ragionevolezza, tanto più che
identico provvedimento non è stato adottato in casi puniti dalla giustizia penale con sentenze di
ergastolo, o per reati di corruzione e concussione.
La radiazione di medici per reato di opinione
pone un interrogativo decisivo: se sia lecito oppure no, per un medico, esprimere le proprie opinioni,
quali esse siano. L’accusa è di aver espresso un pensiero che avrebbe provocato nella popolazione l’idea
dell’inutilità e dei rischi dei vaccini, con conseguente riduzione della copertura vaccinale e un
potenziale danno alla salute individuale e collettiva. Anche se manca la verifica dei risultati concreti
di tali comportamenti, l’articolo 21 della Costituzione afferma che “tutti hanno diritto di manifestare il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione”. La manifestazione del
pensiero, in quanto espressione di libertà, è dunque attività lecita per tutti, anche per i medici e non
può essere compressa da fonti inferiori a quelle costituzionali. Tale libertà e tale diritto appartengono
indistintamente ad ogni soggetto, indipendentemente dalla qualifica che lo stesso abbia, anche se
appartenente all’Ordine dei medici.
L’articolo 33 della Costituzione afferma che “l’arte e la
scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Non può dunque esserci un vincolo a una scienza unica e
di Stato e dell’ordine di appartenenza. La scienza ha pure i suoi criteri e perfino una sua verità, ma
essa e gli scienziati agiscono all’interno di sistemi sociali, culturali ed economici che ne condizionano
priorità, orientamenti e risultati e di cui è importante essere consapevoli.
La storia inoltre
mostra che tale verità è spesso soggetta a mutamenti, ripensamenti e non è detto che permanga immutabile
quella proclamata oggi, soprattutto se nuove e più forti prove mettono in discussione e portano a
modificare alcune conclusioni, o persino paradigmi correnti. Ma ciò diventa impossibile se, anziché
affidarsi alla forza delle prove per respingere argomentazioni che risultino infondate, si reprime il
libero confronto con strumenti sanzionatori non solo estranei al dibattito scientifico, ma intimidatori
nei confronti di un’intera categoria.
L’indipendenza e l’autonomia dei medici sono beni preziosi da
preservare, in un ambiente antidogmatico, favorevole al libero dibattito scientifico, trasparente e il più
possibile esente da conflitti d’interessi. Nessun ricercatore e nessun operatore sanitario dovrebbe essere
messo in condizione di aver timore di esporre i propri convincimenti su temi attinenti alla medicina e
alla pratica medica, fermo restando che le pratiche da raccomandare sono quelle che in un contesto
scientifico in continuo divenire si avvalgono delle migliori prove di efficacia al momento disponibili e
sicurezza nel tempo.
Il fenomeno mondiale Covid-19, che ha consentito un aperto dibattito
internazionale sulle esperienze cliniche in continuo divenire, indispensabile alla condivisione e
revisione di approcci che evolvono in tempo reale, sta mostrando la fecondità di un confronto senza
pregiudizi sull’efficacia e la sicurezza della pratica medica, anche fra posizioni
contrapposte.
L’altra accusa mossa ai medici è stata di aver presentato al pubblico posizioni
critiche, anziché limitarle a un contesto scientifico o istituzionale. Si comprende il richiamo
all’opportunità di mantenere tale condotta e il suo razionale, ma gli spazi per dibattere in ambito
scientifico e istituzionale devono essere effettivamente garantiti. È altrettanto indispensabile che,
sempre nel pieno rispetto delle regole del confronto scientifico, anche posizioni oggi di minoranza siano
consentite, senza far oggetto il dissenso di discredito, censure e sanzioni, come sta invece purtroppo
accadendo.
Chiediamo dunque in conclusione che, all’interno degli idonei contesti medici e
istituzionali, sia garantita in modo effettivo la possibilità di un libero e aperto confronto (oggi di
fatto fortemente inibito) tra professionisti che condividono il metodo scientifico e possano pertanto
discutere in modo documentato di importanti temi di salute, senza censure né divieti pregiudiziali, né
tanto meno correndo il rischio di radiazione.
La Rete Sostenibilità e Salute
Fondazione Allineare Sanità e Salute
No
Grazie
AsSIS – Associazione di Studi e Informazione sulla Salute
Rete Mediterranea per
l’Umanizzazione della Medicina
Fondazione per la Salutogenesi ONLUS
Giù le Mani dai Bambini
ONLUS
Lumen
Medicina Democratica ONLUS
Movimento per la Decrescita
Felice
Saluteglobale.it
Slow Medicine
SIMP Società Italiana di Medicina
Psicosomatica
Sportello Ti Ascolto – Rete di Psicoterapia Sociale
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