Su questo blog mi sono occupato in tante occasioni degli allarmanti risvolti etici e politici dell'obbligo di vaccinazione per l'infanzia introdotto nel 2017 dall'ex ministro Lorenzin e da allora rimasto lì, cadavere nel pozzo di una vita pubblica già avvelenata da tanti dissidi per portarvi altri inutili veleni, nell'indifferenza corale di tutte le forze politiche. Sull'argomento ho pubblicato un libro con Pier Paolo Dal Monte, ho scritto e dimostrato che il nuovo obbligo ha frenato i diritti e la fiducia delle persone ma non le malattie, che ha suscitato un'ecatombe scolastica immotivata e senza precedenti, che ha prestato il fianco a una retorica della «scienza al governo» ugualmente esiziale per la libertà scientifica e per il governo democratico, e molto altro. Non mi sono invece mai occupato degli aspetti medici della vicenda, per almeno tre motivi: a) perché non ho le competenze per farlo, b) perché reputo il metodo più importante del merito (con lo stesso approccio dogmatico e imperativo si sono spinte ieri le riforme economiche, oggi quelle ecologiche, domani chissà) e c) perché la stessa ricerca scientifica è un prodotto che risponde, se non nei risultati almeno nella selezione dei quesiti, agli orientamenti politici ed economici dominanti.
Tutto ciò premesso, mi è parsa massimamente degna di diffusione un'iniziativa segnalatami dal presidente dell'associazione Comilva che raccomando alla conoscenza e alla partecipazione dei lettori. La definirei una proposta di «scienza democratica» (cioè vera) per fare argine alle stragi di democrazia nel nome della scienza.
I promotori dell'iniziativa hanno disegnato un esperimento per misurare, in un campione di popolazione italiana sufficientemente rappresentativo, il grado di efficacia delle vaccinazioni oggi in uso nel produrre una effettiva risposta immunitaria contro le malattie target. Ai partecipanti è chiesto di sottoporsi a un prelievo in una struttura diagnostica abilitata (io l'ho fatto qui, al costo di euro 80,00) per misurare gli anticorpi nel sangue e di trascrivere i risultati in un applicativo online. I dati raccolti saranno incrociati con la storia clinica del soggetto (vaccinazioni e richiami effettuati, malattie contratte naturalmente) per restituire una statistica sull'efficacia della profilassi ricevuta secondo dimensioni diverse: antigene e prodotto somministrato, metodologia diagnostica, distanza temporale dalla somministrazione, età del soggetto ecc.
Paradossalmente, la letteratura scientifica su questi temi - cioè sul senso ultimo di praticare le vaccinazioni - è assai scarna e le autorità sanitarie non eseguono test per verificare almeno a campione gli effetti della profilassi a regime, nonostante i costi diagnostici contenuti, i risparmi che potrebbero realizzare evitando richiami inutili o prodotti poco efficaci e i benefici di un migliore monitoraggio farmaceutico. Ancora più paradossalmente, le «coperture» invocate e imposte facendo strame dei diritti sono sinonimo dell'espletamento di un atto medico (l'iniezione) e non del suo scopo (la protezione), come se il primo fosse lo scopo, il secondo il suo pretesto. Alla violenza dell'obbligo si aggiunge così la violenza logica di un trattamento zootecnico e industriale che la legge considera in pratica fine a se stesso, con una cieca meccanicità che oggi non si trova nemmeno nella prassi veterinaria. In ciò il progetto Studi anticorpali ricopre anche un ruolo di supplenza scientifica e si propone di riportare nell'alveo della razionalità e dell'utilità pubblica un tema troppo ideologizzato e brandito come un totem, l'ennesimo, per criminalizzare il dissenso.
Per ulteriori approfondimenti rimando al sito internet dell'iniziativa.
Lascia un commento